SINDROMI VERTIGINOSE PERIFERICHE
VERTIGINE PAROSSISTICA POSIZIONALE BENIGNA
È la causa più frequente di vertigini periferiche ricorrenti, può interessare persone di ogni età (picco tra i 50 e i 70 anni) e le donne tendono a soffrirne più degli uomini.
La patogenesi è legata allo spostamento degli otoliti che dalla loro sede naturale si dislocano all’interno dei canali semicircolari, dove stimolano erroneamente i recettori che registrano le accelerazioni rotatorie del capo, dando un’illusoria sensazione di rotazione dell’ambiente circostante.
CARATTERISTICHE:
Si manifesta con la comparsa di vertigini improvvise (per questo è detta “parossistica”), di breve durata(secondi), conseguenti a determinati movimenti della testa (per questo definita “posizionale”).
Di norma non si associa a sintomi cocleari, come ovattamento auricolare o acufeni, e l’audiometria è normale.
DIAGNOSI:
La diagnosi viene confermata dall’induzione di nistagmo (verso l’orecchio interessato) in seguito alla manovra di Dix-Hallpike, in assenza di segnali sospetti all’esame neurologico.
TERAPIA:
Ad oggi, non esiste una cura che possa portare a una guarigione definitiva della VPPB, né farmaci realmente efficaci per il suo trattamento. L’approccio terapeutico più utile si basa sull’esecuzione delle cosiddette manovre liberatorie degli otoliti (manovra di Epley e manovra di Semont).
Durante la fase acuta della sindrome vertiginosa, ai pazienti deve essere raccomandato di limitare i movimenti laterali della testa, di sdraiarsi preferibilmente su un fianco (quello che soggettivamente causa meno fastidi) e di alzarsi dal letto lentamente e con molta cautela per evitare cadute brusche.
In associazione alle manovre liberatorie, o dopo averle tentate con esiti insoddisfacenti, possono essere impiegati farmaci antistaminici e antiemetici.
NEURITE VESTIBOLARE O DEFICIT VESTIBOLARE ACUTO
È causata dall’improvviso deficit o perdita funzionale di uno o entrambi gli apparati vestibolari periferici.
Nella maggior parte dei casi l’origine è virale (soprattutto da HSV), meno frequentemente vascolare (tromboembolica) da ostruzione dell’arteria vestibolare.
CARATTERISTICHE:
Si manifesta con una crisi vertiginosa a esordio spontaneo e improvviso, che persiste per oltre 24 ore, accompagnata da nausea, vomito e nistagmo spontaneo. Tende a risolversi progressivamente con il manifestarsi del compenso vestibolare, raggiungendo la guarigione totale nel giro di alcune settimane o mesi. Non si rilevano alterazioni uditive all’audiometria; nel caso in cui alla vertigine si associ ipoacusia improvvisa si parla di neurite dell’VIII nervo cranico.
TERAPIA:
In fase acuta la vertigine e i sintomi neurovegetativi associati possono essere controllati mediante vestiboloplegici e antiemetici.
Soprattutto nei casi in cui il compenso vestibolare non riesca a manifestarsi spontaneamente in modo adeguato è indicata la terapia riabilitativa.
MALATTIA DI MÉNIÈRE
Si verifica tipicamente tra i 40 e i 60 anni, con una leggera prevalenza per il sesso femminile.
È causata da un aumento dell’endolinfa (idrope endolinfatica), con distensione e forse rottura del labirinto membranoso. Nella maggior parte dei casi è idiopatica.
CARATTERISTICHE:
È caratterizzata da una vertigine acuta, intensa, accompagnata da nausea e vomito, che costringe il paziente a letto, solitamente coricato sul lato sano. La crisi acuta ha una durata di circa 1-4 ore ed è seguita da benessere. Solitamente, ma non è la regola, la vertigine è accompagnata da acufene, senso di ripienezza auricolare e ipoacusia neurosensoriale più accentuata alle basse e medie frequenze.
TERAPIA:
La terapia in fase acuta è sintomatica mediante l’uso di farmaci vestiboloplegici. Nella fase intercritica (la più importante in quanto è rivolta a prevenire le crisi) risultano utili: restrizione salina (<1,5 g/die), normalizzare l’apporto idrico, evitare caffeina e alcol, praticare regolare attività fisica, diuretici per os (es. clortalidone 25-50 mg/die, acetazolamide 250-500 mg/die) che diminuiscono la pressione dell’endolinfa nel labirinto. La Betaistina, un analogo sintetico dell’istamina indicato per il trattamento della sindrome di Ménière, agisce migliorando il microcircolo nell’orecchio interno ed ha effetto positivo nel ridurre il numero e la gravità delle crisi vertiginose e della nausea. La terapia medica consente un controllo dei sintomi in circa l’80% dei casi, solo nei casi in cui essa non sia efficace si potrà ricorrere all’ablazione farmacologica del sistema vestibolare mediante iniezione transtimpanica di gentamicina.
FOCUS SULLA TERAPIA SINTOMATICA
Il trattamento sintomatico della sindrome vertiginosa acuta si giova di farmaci vestiboloplegici:
- Antistaminici: es. cinnarizina/dimenidrinato 20 mg/40 mg 1 cp fino a 3 volte/die dopo i pasti;
- Benzodiazepine: es. diazepam 2 mg bid o lorazepam 0,5 mg bid (le BDZ non dovrebbero essere usate per più di 2-3 giorni nel paziente con vertigine);
- Fenotiazine: proclorperazina 10 mg 1 supposta fino a 2 volte/die (molto utili in caso di concomitante vomito severo).
Da considerare per controllare la sintomatologia neurovegetativa associata alla crisi vertiginosa sono anche farmaci antiemetici: es. metoclopramide 10 mg 1 cp o 1 fl im fino a 3 volte/die o levosulpiride 25 mg1 cp x 3 volte/die prima dei pasti o 1 fl im 2-3 volte/die.
BIBLIOGRAFIA:
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- Manuale di Otorinolaringoiatria. A. Quaranta, R. Fiorella, I edizione. Mc Graw Hill
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A cura di Sara Dagassolemi