D. Devo segnalare tutti i casi sospetti? Qualcuno non li segnala e li mette solo in isolamento perché tanto non fanno il tampone.
R. Dobbiamo segnalare al SISP tutte le situazioni potenzialmente Covid positive. Isolamento e quarantena sono disposizioni date dall’Autorità sanitaria e non disposte dal medico, il quale può però dare tutte le indicazioni cautelative di comportamento al suo assistito.
D. Quando possiamo reimmettere in comunità un paziente nel caso sia sospetto, ma che non ha fatto il tampone?
R. Le verifiche mediante i tamponi vengono eseguite esclusivamente alle persone risultate positive al primo controllo. In assenza di sintomatologia, di positività accertata, o di quarantena stabilita con ordinanza, non è previsto dalle norme in vigore un periodo definito di astensione dal lavoro. In caso di rientro in comunità va comunque suggerita estrema cautela nei contatti con altre persone.
D. Possiamo chiedere che per prassi i SISP/SIMI ci informino per via ufficiale (ad es. tramite mail) della positività di un paziente? Spesso lo scopriamo dai pazienti familiari e magari dopo giorni.
R. Quando il SISP rileva la positività ed emette l’ordinanza di isolamento (quindi per persona risultata contagiata) o di quarantena (per persona che ha avuto contatto ma per la quale non è stato fatto il tampone) il medico di medicina generale deve ricevere la comunicazione. Dal 6 aprile è possibile entrare nel sistema informatico Covid con le proprie credenziali RUPAR dal link https://webcovid.sdp.csi.it/visurammgweb/#/
D. Vorrei dei chiarimenti riguardo all’art. 26 dell’ultimo decreto ministeriale. Ho visto un documento con dei chiarimenti pervenuti dalla Presidenza del Consiglio, che indica in noi medici di famiglia coloro che possono certificare la condizione di rischio derivante da immunodepressione, esiti oncologici, terapie salva vita del lavoratore. Uso il codice V07?
R. Il documento che sta girando in questo periodo e al quale tu fai riferimento non è né datato né firmato. Siamo tutti in attesa di una circolare esplicativa che identifichi con precisione chi si intende per “competenti autorità sanitarie” previste dal DL n. 18 del 17 marzo. Una certificazione di malattia rilasciata dal Medico di Famiglia, senza indicazioni precise e ufficiali da parte dell’INPS Nazionale non sarebbe tutelante per l’assistito che si potrebbe trovare nella situazione di non vedersi riconosciuto il periodo di astensione dal lavoro.
D. In questi giorni ho ricevuto pressioni sotto forma di lettere e di chiamate da parte di una RSA dove lavorano due mie pazienti come OSS, affinché facessi rientrare la mia paziente che stava per terminare il periodo di mutua domenica e non la prolungassi.
R. Quanto ci stai segnalando è di estrema gravità. Infatti il datore di lavoro non può e non deve entrare in decisioni che riguardano esclusivamente la valutazione fatta dal medico circa lo stato di salute di un suo paziente. Nel caso lo ritenesse necessario, potrebbe invece richiedere agli organi preposti l’effettuazione di una visita di controllo per confermare o meno la temporanea incapacità alla mansione svolta sul luogo di lavoro. Tale atteggiamento si configura come una pesante interferenza con la tua attività di medico curante e deve pertanto essere stigmatizzata.
D. Nei comuni dove lavoriamo, alcuni sindaci ci chiedono di fornire loro i nominativi delle
famiglie messe in quarantena. E’ lecito? Non vorremmo che si configurassero violazioni della privacy.
R. La questione è molto delicata e deve essere trattata nel rispetto della normativa sulla privacy e del nostro codice deontologico. A nostro avviso non può essere il medico di famiglia che si fa carico di comunicare al Sindaco, anche se rappresenta una figura istituzionale, notizie sulla salute dei propri assistiti. E’ senz’altro più coerente con il nostro ruolo e con i nostri doveri rispondere ai sindaci che è il SISP/SIMI è la struttura pubblica preposta alla prevenzione e al monitoraggio della diffusione del COVID 19, e che registra su un portale regionale i pazienti i quali, sulla base della normativa vigente, vengono posti in quarantena con un’ordinanza. Sarà questa struttura, secondo le modalità previste per legge, ad informare i Sindaci sulla situazione nei loro territori. Sarebbe sicuramente una violazione della privacy e deontologicamente scorretto rompere il segreto professionale anche se per finalità che sono sicuramente dettate dalla buona fede e dalla convinzione di mettere al sicuro la salute dei propri concittadini.