E’ ormai noto come fare attività fisica ed avere un BMI in range riduca il rischio di insorgenza di svariate patologie (cardiovascolari, oncologiche, ecc ecc) aumentando quindi la speranza di vita, migliorandone anche la qualità. E’ attualmente discusso quale sia però il cut-off per considerare una attività fisica “utile” al fine di ottenerne un vantaggio sulla salute. A questo proposito è stato condotto uno studio pubblicato sul Clinical Journal of the American Society of Nephrology. Possono pochi minuti di attività fisica leggera incidere sulla mortalità nella popolazione generale? E in soggetti affetti da insufficienza renale cronica?
Attuali raccomandazioni
Studi precedenti hanno suggerito come una vita sedentaria sia in grado di aumentare il rischio di patologie croniche e morte precoce. La “Physical Activity Guidelines for Americans” raccomanda dunque almeno 150 minuti di attività ad intensità moderata o 75 minuti di attività ad intensità elevata alla settimana (2%, in media, del tempo di veglia). Tuttavia almeno l’80% degli americani non è in grado di raggiungere questa soglia raccomandata.
Lo studio
3226 soggetti sono stati inclusi nello studio, di cui 383 con insufficienza renale cronica.Il tempo trascorso in attività sedentarie era rispettivamente di 34,4 ± 7,9 min/h per i soggetti non affetti da IRC e 40,8± 6,8 min/h per il sottogruppo affetti da IRC. E’ stato posizionato un accelerometro per ogni soggetto in studio, ovvero un dispositivo che, attaccato al corpo, trasforma il movimento (accelerazione) in una misurazione digitale (dato) stimandone l’attività fisica. Sono stati quindi definiti sedentari i soggetti con meno di 100 atti/minuto, a bassa attività con atti da 100 a 499/minuto, attività leggera da 500 a 2019 atti/minuto ed attività elevata sopra a 2020 atti/minuto; dati normalizzati per una periodo di tempo di 1 ora. Utilizzando i modelli di regressione multivariabile di Cox è stato possibile determinare l’associazione tra mortalità e attività bassa, leggera, moderata/elevata.Follow up 3 anni.
Risultati
Sacrificare tempo dedicato ad attività sedentarie in favore di bassa attività fisica, come “rimanere in piedi” per due minuti ogni ora, non ha dimostrato una riduzione della mortalità. Al contrario ridurre il tempo trascorso seduti in favore di attività leggere, quali camminare anche per brevi tratti, si è associato ad una riduzione del 33% del rischio di morte in tutto il campione studiato e del 41% in soggetti con insufficienza renale cronica.
Conclusioni
Rimanere seduti per lunghi periodi aumenta in modo importante il rischio di morte. Secondo questo studio rimpiazzare pochi minuti di sedentarietà con attività leggera potrebbe conferire un vantaggio di sopravvivenza. Questo rappresenta un risultato molto affascinante, poichè tutte le attuali linee guida si concentrano su attività moderato/intense. Riscontrare questa associazione per la prima volta dimostra come l’attività fisica possa avere grandi potenzialità anche se in piccole dosi.
Suggerimenti
Secondo queste evidenze, gli autori, si raccomandano di aggiungere 2 minuti di cammino ogni ora in combinazione con le normali attività fisiche raccomandate, che dovrebbe includere 2,5 ore di esercizio moderato a settimana.
Limitazioni dello studio
- Si tratta di uno studio osservazionale, che non permette quindi di fare deduzioni sulla causa dell’evento in esame;
- non sono state considerate attività in acqua o attività della parte superiore del corpo;
- follow up relativamente breve (3 anni).
Ne consegue che ulteriori studi, più grandi, randomizzati saranno sicuramente necessari per confermare i risultati.
AUTORE: Daniele Angioni
EDITING: Alessandro Alberati
BIBLIOGRAFIA:
Articolo da: “Light intensity physical activities and mortality in the united states general population and cdk subpopulation”; CJASN, Aprile 2015.
Foto da: http://www.telegraph.co.uk